Metaverso: come funziona? Andiamo alla scoperta del nuovo mondo digitale
Nel numero di aprile 2022 di QuantOptions Academy si parla di metaverso.
Negli ultimi tempi la parola “metaverso” è diventata di uso comune e il concetto comincia a diffondersi a macchia d’olio.
Infatti circa un italiano su quattro conosce già il significato della parola.
E se ai giovani e meno giovani può apparire come un futuro ricco di opportunità, non stupisce come la sola idea di una trasformazione quasi totalmente digitale della vita di tutti noi possa far inorridire al solo pensiero i nostri genitori e i nostri nonni.
Come per tutte le novità di tipo “disruptive” (come le criptovalute, peraltro indispensabili per poter vivere e lavorare nel metaverso) è logico attendersi un periodo di adattamento e una certa latenza nell’adozione di massa di questa “seconda vita”.
Gli esperti dicono tra i tre e i cinque anni.
Ma questo potrà valere forse per i millennials, mentre per chi ha qualche anno in più i tempi potranno essere più lunghi.
Come funziona il metaverso?
Tutto è scattato a ottobre 2021, con il rebranding da parte di Zuckerberg della società Facebook in “Meta” e con la presentazione di “Horizon Home”.
Quest’ultimo è uno spazio virtuale in cui gli utenti (rectius, i loro avatar) si incontrano e interagiscono tra loro in vari modi grazie a un visore per la realtà virtuale sviluppato da Oculus VR.
Non esiste però solo il metaverso di Zuckerberg.
Infatti ci sono altri metaversi sviluppati da altre compagnie.
Il minimo comun denominatore tra queste è rappresentato dalla creazione di un mondo dove gli avatar degli utenti si incontrano, lavorano e svolgono attività ludiche insieme.
La partecipazione al mondo del metaverso è declinata secondo vari gradi di immersività, che spaziano dall’utilizzo del mero schermo a sofisticati visori indossabili.
Ogni metaverso è un mondo in potenziale espansione continua, quindi con enormi opportunità di creazione di spazi di attività economica, di scambio di competenze, di condivisione di contenuti, di ampliamento della propria base di conoscenze, ecc…
Mondi accessibili a tutti e nei quali è possibile interagire con gli altri come anche svolgere attività professionali e acquisti come nel mondo reale.
Ma con quale valuta?
Qui ovviamente si apre uno spazio di grandi potenzialità per il mondo delle criptovalute.
Prima però di addentrarci nel mondo del metaverso, giova fare un piccolo passo indietro per raccontare la storia delle origini di tutto questo.
Le origini: in principio era Second Life
È il 23 giugno 2003.
Il fisico Philip Rosedale lancia la piattaforma Second Life (vedi logo qui sotto), un mondo virtuale (MUVE) elettronico digitale online nel quale trovano applicazione molteplici ambiti della vita di tutti i giorni.
Grazie ad una adozione importante e piuttosto rapida, il progetto cresce e prospera.
All’inizio cattura l’attenzione non soltanto di una certa massa di curiosi e di amanti delle novità, ma anche e forse soprattutto di una certa quantità di investitori e speculatori.
Non mancano, infatti, attività speculative come le compravendite immobiliari, gli acquisti di terreni, le costruzioni di palazzi ed edifici di varia natura.
Nel 2013 Second Life raggiunge il milione di utenti.
Ma da quel momento in poi si stabilizza e comincia a calare, per assestarsi tra i 600 e i 700 mila iscritti odierni.
Gli utenti di Second Life, definiti “residenti”, possono accedere alla piattaforma e muoversi liberamente all’interno del mondo virtuale in essa contenuto attraverso un proprio avatar.
Tale avatar può essere personalizzato tramite numerose caratteristiche fisiche e “abbellito” con l’acquisto di abiti e accessori di varia natura (vedi figura).
Ci sono varie attività che ogni avatar può compiere nel mondo virtuale di Second Life.
Ogni utente può ovviamente girovagare in ogni luogo, teletrasportarsi, esplorare città, centri commerciali, negozi, abitazioni, a meno di specifiche limitazioni ben evidenziate tramite segnali visivi e cartelli contestuali.
È perfino possibile librarsi in volo per esplorare il mondo dall’alto, camminare, correre, saltare, chinarsi, ecc…
Si possono scattare fotografie, si può interagire con altri avatar, comunicare, socializzare, partecipare ad eventi di vario genere.
Qualsiasi acquisto di beni o servizi può avvenire soltanto in valuta locale, il Linden Dollar, che ad oggi (21 aprile 2022, ndr) viene scambiato a circa 0.00313 dollari americani.
Con un dollaro americano si acquistano quindi 320 Linden Dollar.
Nel mensile si parla anche della geografia e dell’economia di Second Life, della sua valuta locale nel dettaglio, e di tutto quello che gravita intorno a questi concetti, con tutte le implicazioni e complicazioni del caso.
Second Life oggi
L’obiettivo di Second Life oggi è quello di rendere più personalizzabile il proprio mondo digitale grazie al marketing e al metaverso.
Si potranno quindi acquistare capi e accessori in NFT (non-fungible token, certificati dalla blockchain e già in qualche modo presente con i Linden Dollar).
La creazione di un’app per smartphone sarà fondamentale per allargare la partecipazione e il numero di utenti e rendere Second Life un’applicazione metaverse più popolare.
Inoltre, sono in lavorazione una serie di migliorie grafiche per rendere ancora più realistici gli avatar.
Potrebbe quindi essere questa la “terza vita” di Second Life?
Visto il vantaggio acquisito nello sviluppo di scenari tridimensionali e un numero di iscritti che ancora oggi, nonostante il declino, è elevato?
Torniamo a parlare di metaverso: come si accede e cosa serve
Ma torniamo a parlare di metaverso.
Circa 350 milioni di persone ad oggi abitano il metaverso e 43 sono i mondi digitali attualmente esistenti.
Le piattaforme metaverse più popolari sono Decentraland e The Sandbox.
Per poter accedere a tali piattaforme bisogna collegare il proprio crypto-wallet (vedi sotto la schermata login di Decentraland).
Si parla di web3, una sorta di identità digitale che vive all’interno della blockchain e che racchiude tutto quello che si possiede sulla blockchain (NFT, cripto e avatar).
Bisogna quindi avere a disposizione moneta virtuale (SAND per The Sandbox e MANA per Decentraland), anche perché acquisti e transazioni immobiliari virtuali sono condotte con criptovalute.
Oltre ad un portafoglio crittografico, per rendere migliore questa esperienza è necessario avere un visore per la realtà virtuale, il quale permette di immergerti in un ambiente digitale tridimensionale.
Un esempio di visore è l’Oculus Quest 2 (vedi figura qui sotto).
Per vivere un’esperienza a 360 gradi è necessario poi avere computer ancora più potenti (alimentati da semiconduttori ancora più avanzati), in modo da fruire meglio dei vari ambienti e migliorare le interazioni sociali.
Inoltre, una migliore operatività delle reti, l’aumento della larghezza di banda e la riduzione della latenza aumentano l’affidabilità dell’intero sistema del metaverso e, soprattutto, l’interoperabilità.
Ciò vuol dire che le aziende devono aprire le loro piattaforme ai vari Meta, Microsoft o Apple, piuttosto che rifugiarsi nel loro giardino recintato.
Ecco cosa si può fare nel metaverso
L’ambiente di gioco è considerato il “punto di partenza” del metaverso, che apre la strada alle esperienze sociali, alle comunicazioni, alla collaborazione aziendale e persino alle attività finanziarie (vedi sotto la land di Snoop Dogg in The SandBox).
Inoltre, tale ambiente ha anche il vantaggio aggiuntivo di essere un eccellente scenario per lo sviluppo e per i test di nuove tecnologie che si basano su AR e VR, per la moderazione dei contenuti e per le criptovalute.
Durante i periodi di distanziamento sociale e lockdown, molte persone si sono rivolte al mondo digitale per ricreare le connessioni/comunicazioni sia con i propri cari sia con i colleghi, utilizzando una serie di piattaforme di videogiochi ed hub di realtà virtuale.
Le sale riunioni di realtà virtuale e le interazioni migliorate da VR e AR sul posto di lavoro stanno già diventando sempre più comuni.
Anche i settori dei media e dell’intrattenimento sono destinati ad essere sempre più impattati dal metaverso.
Negli ultimi due anni sono stati organizzati molti eventi virtuali condivisi, quali concerti e celebrazioni di vario genere.
Il metaverso stimolerà quindi la creazione di nuovi business e figure professionali.
Si potranno spendere (e molte già persone lo fanno) centinaia di migliaia o addirittura milioni di dollari per investire in terreni e beni immobili virtuali.
La cosa buffa (ma neanche troppo) è che come nel mondo reale, anche nel metaverso le proprietà terriere sono costose, di più se si trovano in quartieri centrali, vicino a piazze e aree verdi.
Ma a cosa serve oggi possedere un terreno o una casa virtuale?
Se acquisti una proprietà nel mondo reale è tangibile: ci puoi vivere, accogliere familiari e amici, oppure scegliere di affittare o vendere.
La proverbiale solidità dell’investimento nel caro vecchio mattone può valere anche per il virtuale?
Opportunità e rischi
Sussistono numerosi rischi e minacce di cui si dovrebbe essere consapevoli nell’avvicinarsi al metaverso, come accade con qualsiasi nuova tecnologia.
L’identità virtuale è l’identità alla base del metaverso.
Non è ancora disponibile però un quadro chiaro sui crimini verificatisi ad oggi nel metaverso, né tanto meno un quadro giuridico atto ad affrontarne gli aspetti legati al funzionamento.
Se una persona vuole presentare una segnalazione ora, spesso è difficile farlo, perché per motivi di privacy, le piattaforme spesso non registrano cosa sta succedendo.
Inoltre, non sono disponibili linee guida chiare per proteggere i dati, a sottolineare come sia sempre più necessario sviluppare una cultura di gestione dei dati e la relativa protezione.
La protezione e la sicurezza della proprietà intellettuale sarà fondamentale nel metaverso, soprattutto se si pensa che, ad oggi, ne risulta ancora difficile la gestione nel mondo fisico.
Ci sono problemi di sicurezza specifici dal momento che il metaverso si avvale di tecnologie come blockchain, criptovalute e NFT.
Gli hacker monitorano i contratti intelligenti del nuovo mondo per commettere frodi e rubare denaro direttamente dai portafogli crittografici degli utenti.
Pertanto, il metaverso dovrà introdurre un sistema di gestione del database sicuro per ovviare a tali problemi.
Il metaverso amplierà il digital divide?
Inevitabilmente, la creazione del metaverso andrà a beneficio soprattutto delle aree più ricche del mondo.
Aumenterà ulteriormente il divario digitale tra chi ha accesso alla banda larga e chi invece non può fare affidamento su una connessione veloce.
Non solo quindi ci sarà un gap generazionale dal punto di vista tecnologico all’interno della popolazione di un singolo paese, ma un vero e proprio digital divide tra i vari paesi del mondo.
A differenza di quanto si sarebbe pensato agli albori della rete, più la nostra società si digitalizza, più aumentano le disuguaglianze.
Il pericolo è che nella parte del mondo più sviluppata sarà possibile vivere, lavorare e socializzare (almeno in parte) nel metaverso, mentre un’ampia porzione ne sarà completamente esclusa, senza possibilità di accesso.
I limiti del metaverso
Ad oggi il metaverso presenta alcuni limiti evidenti, non solo concettuali ma anche a livello di dispositivi disponibili.
Uno fra tutti è la grandezza e il peso del visore.
Quelli odierni risultano ingombranti, pesanti e dalle prime esperienze raccolte risulta stancante e faticoso indossarlo per molte ore.
Un altro limite è lo schermo del visore, per via della qualità ancora medio-bassa.
Un altro “problema” da affrontare è la potenza di calcolo del visore.
Ad oggi il chip di un visore è potente come uno smartphone.
Quindi è necessario trovare la giusta densità di transistor per poter essere integrati negli occhiali.
Infine si riscontra anche una generale assenza di dispositivi sensoriali.
Aziende come Nextmind e Neuralink stanno pensando a come dare gli impulsi sensibili con il visore al nostro cervello con cui si riuscirebbe ad interagire meglio.
Al momento quindi il metaverso è ben lontano dall’essere una realtà utilizzata da tutti, ma si sta muovendo velocemente per diventarlo.
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