ETF sul VIX
Parliamo di ETF opzionabili sull’indice di volatilità dell’S&P500
Nel numero di gennaio 2021 dell’Academy si è parlato di ETF sul VIX.
Se ne è parlato in relazione ad un contesto specifico: studiare la possibilità di mantenere sempre coperta una certa quota di capitale mediante un paracadute pronto ad aprirsi in caso di crollo generalizzato del mercato.
Ma un paracadute un po’ particolare, poiché gratuito.
O almeno, questa era l’idea di base.
Posto, infatti, che i crolli di mercato sono abbastanza rari, qualsiasi paracadute è per la maggior parte del tempo un costo fisso, che decurta i proventi di trading.
Ebbene, tra poco vi parlerò di un ETF opzionabile sul VIX che per un certo periodo di tempo ci ha concesso il lusso di coprire sistematicamente i costi del paracadute.
Cos’è il VIX?
Il VIX, amichevolmente definito «l’indice della paura», rappresenta la volatilità implicita delle opzioni at the money con scadenza a 30 giorni sull’indice S&P 500.
Si tratta cioè di un indice di variabilità futura attesa o potenziale e vale in entrambe le direzioni.
Esprime quanto il movimento dell’indice S&P500 potrebbe spingersi verso il basso o verso l’alto.
Non è negoziabile direttamente, ma su di esso sono quotati futures e opzioni con diverse scadenze, come su tutti gli altri sottostanti.
Un contratto futures scritto sul VIX esprime la volatilità implicita cosiddetta «forward», ossia attesa.
In altre parole, il VIX futures di ogni mese rappresenta l’aspettativa di volatilità implicita che le opzioni incorporeranno nei loro premi in quel mese specifico.
I valori del VIX vengono calcolati in punti percentuali.
Se i punti del VIX sono sotto il valore 20 allora il mercato è in una fase di stabilità.
Livelli superiori a 30 indicano alta volatilità.
ETF sul VIX: VXX
Nel numero di gennaio 2021 si cita un ETF sul VIX, il VXX.
Il VXX è un ETP, Exchange Traded Product, un qualcosa di molto simile ad un ETF.
Un fondo passivo che si pone come obiettivo quello di replicare la performance del suo sottostante, nel modo più preciso possibile.
È un fondo quotato, quindi scambiato su un mercato, e acquistabile direttamente.
Ma in realtà non acquistabile da parte di chiunque.
Questo perché si tratta di un fondo non armonizzato, che in quanto tale non può essere acquistato da investitori retail.
Il VXX è un prodotto molto liquido, che nel breve periodo replica abbastanza bene il suo sottostante e risulta quindi un ottimo strumento per l’esposizione tattica al VIX, dunque al rischio futuro di mercato.
Tende però a scendere per la maggior parte del tempo.
Quindi, eventuali posizioni lunghe su di esso richiedono pazienza e capacità di gestione.
Ma è possibile avere in portafoglio il VXX e impiegarlo per creare flussi di cassa e finanziare operazioni di copertura sul VIX?
Dato che questo ETP non può essere comprato dai clienti retail?
La risposta è semplice: sì, attraverso le opzioni!
Qui sotto (vedi figura) è riportato il grafico a barre settimanali del VXX a partire dal 21 gennaio 2018.
VXX e reverse split periodici
Quel quadratino con la lettera S che si vede sul grafico soprastante indica “split”.
In realtà, qui si tratta di un reverse split, nel senso che il prezzo del VXX è stato artificialmente riportato a valori maggiori di quelli correnti, per far sì che la sua negoziazione potesse proseguire senza particolari problemi dovuti al forte calo precedente.
Come detto sopra, infatti, il VXX tende generalmente a scendere.
La ragione di questo comportamento viene ripresa e spiegata nei minimi dettagli in un articolo del numero di marzo 2021 dell’Academy.
Qui si riprendono dunque solo le cause principali del fenomeno e si rimanda a quel numero del mensile per gli approfondimenti del caso.
Ci sono tre fattori che giocano contro il prezzo del VXX:
l’effetto contango tipico della term structure della volatilità implicita degli indici azionari;
la struttura di ponderazione usata per la costruzione dell’ETP;
la path dependency.
I tre problemi, combinati per la maggior parte del tempo, rendono impossibile per il VXX replicare fedelmente le salite del VIX.
Paradossalmente, neppure le situazioni di backwardation riescono a invertire la tendenza, a causa del metodo di ponderazione delle due mensilità front.
Sono tematiche un po’ molto tecniche, come si può ben vedere.
Si rimanda nuovamente al numero di marzo, nel quale tutto questo è spiegato molto nel dettaglio.
Idee operative e strategie in opzioni sul VXX
Per trattare le opzioni sul VXX è necessario appoggiarsi ad un broker estero, come ad esempio Interactive Brokers.
In ogni momento sono quotate molteplici scadenze, settimanali e mensili, fino a circa tre anni in avanti.
Sapendo che il VXX è un buon replicatore del futures sull’indice VIX soltanto a breve scadenza, è meglio lavorare le opzioni con scadenze non superiori al mese.
Se l’intenzione è quella di speculare sul VXX la scelta migliore che si possa fare è attendere uno spike di breve periodo e assumere posizioni non rialziste contro di esso, come ad esempio gli spread verticali di call a credito, per beneficiare del ritorno in media.
Diverso è usare le opzioni sul VXX per finanziare un paracadute pronto ad aprirsi in caso di crollo generalizzato di mercato, che possa assicurare il 60% circa del capitale.
Una sorta di cuscino di sicurezza, un modo di recuperare subito una perdita teorica significativa, in attesa di un recupero delle perdite momentanee sul portafoglio, con tutto il tempo che ci vuole.
Il problema fiscale del VXX
Dall’analisi di possibili strategie in opzioni sul VXX di cui sopra sono emerse però alcune difficoltà operative.
Una complicazione sorge nel campo della dichiarazione dei proventi del trading, poiché Interactive non agisce come sostituto di imposta, quindi il conto aperto presso tale broker va in regime dichiarativo.
Una strada può essere quella di fare tutto da soli, ma il rischio di sbagliare è piuttosto alto.
I proventi maturati su ETF non armonizzati non rientrano nella categoria dei redditi diversi come i proventi su azioni, futures, opzioni, CFD, ecc…
Al contrario, rientrano nell’ambito della tassazione ordinaria.
Vanno sommati ai redditi e sono soggetti al pagamento di una imposta pari all’aliquota marginale IRPEF.
Se non si hanno redditi soggetti a tassazione ordinaria, o se si hanno detrazioni tali per cui si rimane al di sotto della soglia di passaggio dall’aliquota del 23% a quelle successive, questo può rappresentare un vantaggio, perché permette di pagare una imposta del 23% sulle rendite finanziarie anziché il 26%.
Ma in tutti gli altri casi può risultare poco conveniente generare redditi su strumenti non armonizzati.
Se vuoi leggere articoli di questo tipo ogni mese, approfitta delle nostre analisi e delle nostre proposte operative su stock options americane, su opzioni su ETF e su strategie in opzioni sul VXX.
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