Crisi del chip
Opportunità, settori colpiti, veicoli di investimento
Crisi del chip: lo shock di offerta di semiconduttori che sta caratterizzando la fase attuale e colpisce in particolare alcuni settori come l’automotive può essere vista allo stesso tempo un problema come anche una opportunità.
Al solo udire della parola chip o semiconduttori ecco che un campanello risuona nella mente di ogni lettore informato sull’attualità.
Prima di addentrarci in analisi finanziarie facciamo un passo indietro.
Dopo la ripresa dalla pandemia il settore automotive ha visto innalzarsi in modo rapido e repentino la domanda di semiconduttori e chip impiegati nella produzione di automobili.
La crisi del chip è trasversale a molti settori
Questo è solo uno dei tanti settori che hanno sperimentato la mancanza di offerta di semiconduttori.
Nonostante grandi investimenti da parte delle aziende per sopperire a questa mancanza, la richiesta di chip resta e resterà un difficile ostacolo per la ripresa del settore.
Ad oggi lo squilibrio tra domanda e offerta è del 15%.
Ci sono fondamentalmente due barriere all’entrata per le aziende che desiderano investire nella produzione di chip: il costo e l’impossibilità di aumentare la produttività.
Si stima che l’industria dovrà investire circa 3000 miliardi nei prossimi 10 anni per provare a sopperire alla mancanza di chip.
Inoltre, una volta costruito, uno stabilimento di produzione di semiconduttori funziona a produzione continua, 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno, il che rende difficile e costoso mettere in piedi strategie di aumento di produttività.
Tutto ciò fa pensare che, se saranno in grado di implementare le corrette strategie, le aziende operanti nel settore ne trarranno grandi vantaggi.
I chip verranno sempre più utilizzati non solo nel settore automotive ma in molti altri ambiti dell’industria, dal packaging alla produzione di magazzini automatizzati, tutti settori ad alto contenuto elettronico.
Crisi del chip: opportunità di trading
Per investire sul settore semiconduttori e chip ci sono diverse possibilità.
Da un lato, è possibile trovare una molteplicità di aziende quotate, opzionabili e non, ciascuna con caratteristiche e rischi specifici; dall’altro, esiste una nutrita schiera di ETF quotati, non soltanto sui mercati statunitensi.
Di seguito, si analizzano un titolo azionario e un ETF sui semiconduttori che si ritengono particolarmente interessanti.
Titoli interessanti del comparto semiconduttori: Camtek
Camtek (CAMT), società israeliana fondata nel 1987 e quotata sul NASDAQ, sviluppa, produce e commercializza equipaggiamenti per la metrologia e l’ispezione, utili in molti settori dell’industria dei semiconduttori/chip, dal comparto radio a quello del packaging.
La prima caratteristica di Camtek che salta all’occhio è il prezzo di negoziazione che ad oggi, 24/03/2022, risulta 32.35 USD, circa il 40% al di sotto (65% circa di potenziale upside) del suo fair value secondo le valutazioni del sito SimplyWall.St (vedi immagine sottostante).
Il titolo potrebbe essere sottovalutato dal mercato vedendo anche i dati relativi al suo Price Earnings Ratio.
In un settore come quello dei semiconduttori con multipli molto alti (25.2x come media di settore), Camtek possiede un Price Earnings Ratio di 23.9x.
Il dato è confortante sia rispetto al settore dei chip sia osservando le stime di crescita.
Infatti, nei prossimi tre anni viene stimata una crescita media degli utili pari al 16,1%, in linea con il settore dei semiconduttori americano e in linea con le performance passate di Camtek che ha registrato una crescita annuale degli utili del 47.3% negli ultimi 5 anni.
Altri dati importati su Camtek
Questo dato è ulteriormente avvalorato dal fatto che Camtek possiede un ottimo margine di profitto del 22.35%.
Anche le stime sulla redditività sono rosee con un ROE che, secondo le aspettative, sarà del 21.2% nei prossimi tre anni.
La posizione finanziaria risulta ben bilanciata con gli asset di breve periodo che sono finanziati in maniera ridotta da debito di breve e di lungo periodo.
Camtek inoltre detiene una quantità di cash in grado di superare l’ammontare dei debiti della chip company stessa.
Non risultano inoltre vendite da parte degli insider, fatto che spesso mostra come un’azienda sia in salute.
A ciò abbiniamo il dato che circa il 40% dell’equity aziendale è posseduta dagli insider che se la stanno tenendo stretta!
Il management inoltre risulta bene allineato con gli interessi degli azionisti, il compenso totale dei top manager cresce al crescere degli utili della società.
Crisi del chip: ETF sui semiconduttori
Sono dieci, sul solo mercato statunitense, gli ETF quotati legati al comparto semiconduttori.
Di questi, due sono leveraged (con fattore 3x) e due sono inverse, cioè replicano la performance con segno invertito; su uno di questi due, infine, non sono disponibili opzioni, presumibilmente perché è ancora troppo giovane e/o non sufficientemente capitalizzato (4.43 milioni di dollari di NAV ad oggi).
Sebbene siano quotate opzioni anche sui due ETF leveraged e sull’altro inverse, si ritiene opportuno focalizzarsi su quelli “tradizionali”, per ragioni di contenimento del rischio.
Nel caso si scelga di utilizzare le opzioni, infatti, i leveraged comportano un utilizzo di leva finanziaria (quella implicita nelle opzioni) su sottostanti a loro volta a leva. Il rischio di farsi male è molto alto.
Gli inverse, del resto, soffrono tipicamente di problemi di path dependency, il che li rende poco adatti a strategie in opzioni, soprattutto su scadenze a medio-lungo termine.
Come migliori ETF sui semiconduttori possiamo quindi elencare i seguenti sei:
- iShares Semiconductor ETF (SOXX);
- VanEck Semiconductor ETF (SMH);
- SPDR S&P Semiconductor ETF (XSD);
- Invesco Dynamic Semiconductors ETF (PSI);
- First Trust Nasdaq Semiconductor ETF (FTXL);
- Invesco PHLX Semiconductor ETF (SOXQ).
Migliori ETF sui semiconduttori
Premesso che stabilire quali ETF sui semiconduttori siano i migliori è un po’ questione di opinioni e di obiettivi personali, possiamo decidere a quale o quali variabili dare la precedenza.
Per coerenza con i nostri obiettivi, andiamo a cercare quell’ETF che coniuga la presenza di opzioni scambiabili senza troppi problemi e un prezzo di quotazione non troppo alto, così da contenere l’esposizione in caso di esercizio.
Il migliore ETF sui semiconduttori, in questo senso, risulta essere Invesco PHLX Semiconductor ETF, simbolo SOXQ.
Con un prezzo di chiusura al 24 marzo pari a 27.89$, infatti, è, tra tutti quelli elencati sopra, quello con il controvalore del lotto più abbordabile per tutte le tasche.
Non è eccezionale dal punto di vista del NAV, che ad oggi risulta di “soli” 58 milioni di dollari circa; si pensi che quello più capitalizzato (il primo dell’elenco) supera i nove miliardi di dollari.
Le opzioni sono comunque quotate a distanza di 1$ l’una dall’altra; le chain sono piuttosto sporche, ma questo non pregiudica necessariamente l’efficienza delle contrattazioni.
Per la scadenza di luglio, ad esempio, lo strike at the money ha spread denaro lettera 1.60-3.90, ma attraverso l’analisi della volatilità tramite la piattaforma TWS di Interactive Brokers pare si possa stabilire un prezzo “giusto” intorno ai 2.5$ per azione.
Ciò comporta uno yield to strike dell’8.9% circa, ossia un 29% circa su base annua.
Purtroppo non c’è storia sufficiente per poter analizzare l’operatività su questo ETF mediante gli algoritmi probabilistici della piattaforma EzTradeport. La quotazione risale, infatti, al giugno 2021.
Dal punto di vista puramente grafico, questo ETF sembra aver trovato una zona importante di supporto sui 24$ circa.