Come investire in azioni?
Investire in azioni in modo efficace: quali regole?
Se vogliamo investire in azioni, la prima regola è sempre la diversificazione del portafoglio.
Banale, se volete, ma sempre efficace.
Dobbiamo investire componendo portafogli ragionati, con il minor rischio specifico possibile.
Ma come diversificare in modo ottimale?
La teoria di portafoglio di Markovitz suggerisce di cercare azioni che siano il meno possibile correlate tra loro e con il mercato in generale, così da minimizzare il rischio che in fasi di mercato fortemente negative ci si trovi con tutti i propri titoli in rosso.
Come investire in azioni: luci e ombre della correlazione
Ma la realtà è che l’obiettivo della bassa correlazione è difficile da perseguire, da un lato.
E potenzialmente inutile, dall’altro.
Le correlazioni “storiche”, cioè quelle che possiamo calcolare oggi sulla base di dati pregressi, infatti, non sono una buona stima delle correlazioni future.
Ciò significa che le azioni che sono teoricamente ottimali oggi per la composizione del nostro portafoglio potrebbero rivelarsi non ottimali alla prova dei fatti.
È il solito problema dei dati out-of-sample rispetto a quelli in-sample: il futuro può mostrarsi con caratteristiche significativamente difformi rispetto al passato.
Purtroppo, c’è poco che si possa fare per risolvere questo problema, nel senso che l’imprevedibilità del futuro rende di fatto rischiosa qualsiasi assunzione basata su dati passati.
C’est la vie!
Come investire in azioni: punti di vista
Negli anni, si sono affacciate sui mercati diverse tecniche di stock picking, che hanno aiutato (e tuttora aiutano) i gestori nella scelta dei titoli da includere nei propri portafogli e/o fondi di investimento.
Io stesso, nell’ambito delle mie strategie in opzioni su azioni, mi sono dovuto ingegnare per formulare tecniche di screening basate sull’analisi fondamentale.
Con un punto di vista “particolare”, però, perché adottando strategie non direzionali in opzioni il mio obiettivo è sostanzialmente diverso da quello di un gestore azionario.
Quest’ultimo, infatti, deve essere in grado di selezionare i migliori cavalli da corsa, per così dire, perché deve poter includere nei propri portafogli quei titoli che possono avere un migliore potenziale di crescita rispetto a tutti gli altri.
Io devo limitarmi a escludere dai miei portafogli i titoli che hanno molta più probabilità di scendere che non di rimanere stabili o salire.
E questo è un grande vantaggio, per due ragioni:
- posso essere meno selettivo, nel senso che posso anche selezionare titoli non eccezionali, basta che non siano titoli “pericolanti”;
- ho un maggior parco titoli da cui attingere, proprio perché i miei criteri di selezione sono meno stringenti.
Investire in azioni: qualche idea per la selezione
Una prima regola, apparentemente banale, ma comune sia al mio approccio che a quello di uno stock picker “serio”, potrebbe essere quella di cercare di isolare quei titoli che sono sottovalutati rispetto ai mezzi propri.
In termini molto semplici, titoli che oggi sui mercati sono valorizzati meno di quanto valore avrebbero gli azionisti se l’azienda venisse liquidata oggi stesso.
Può sembrare strano che una azienda possa arrivare a quotare meno del proprio valore reale, ma succede.
E molto più spesso di quanto non ci si aspetti.
La prova?
Ad oggi, sul solo mercato statunitense, sono ben 1209 le aziende che valgono meno dei mezzi propri.
E ce ne sono ben 104 sul mercato italiano, assai più ridotto di quello americano.
Come investire in azioni: non facciamoci prendere troppo dall’entusiasmo
Per sapere quanti titoli (teoricamente) sottovalutati ci sono sui vari mercati, utilizzo gli screener personalizzati del sito SimplyWall.st.
Qui sopra ho messo un “teoricamente” tra parentesi perché la capitalizzazione corrente inferiore rispetto ai mezzi propri non è motivo sufficiente per precipitarsi ad acquistare tutti quei titoli.
Perché non è detto che siano destinati a salire, in primis.
Ma soprattutto, bisognerebbe capire perché così tante azioni siano oggi tanto svalutate.
Il problema è che non possiamo indagare fino ai minimi dettagli le motivazioni alla base della sotto-valutazione di tutte quelle 1209 aziende quotate negli USA, o anche solo delle 109 quotate in Italia.
Un lavoro titanico, impensabile da farsi a mano.
Ma possiamo agire in modo diverso.
Per esempio, integrando lo screening di mercato con altri parametri, per far sì che si escludano il più possibile dall’elenco tutte quelle aziende che potrebbero avere uno o più motivi per essere svalutate.
Di base, infatti, il punto è che le quotazioni correnti non scontano solo le notizie di pubblico dominio, ma anche (o forse soprattutto) le aspettative per il futuro.
Una azienda sottovalutata può essere il riflesso dei timori degli investitori per un futuro poco roseo.
Come investire in azioni: restringiamo il campo
Premetto che se volete provare la piattaforma di SimplyWall.st potete approfittare di uno sconto del 40% sul canone del primo anno: vi basta seguire questo link di affiliazione
https://simplywall.st/?via=domenico
Sfruttando i campi personalizzabili a disposizione nelle maschere di screening, andiamo a stringere le maglie della ricerca, così da poter isolare una manciata di titoli “ideali” per la composizione del portafoglio.
Ecco i passi che ho seguito io:
- filtro di prezzo: da 5 a 50$; non voglio lavorare titoli di prezzo troppo basso, perché io uso le opzioni per comporre i miei portafogli e il problema sotto i 5$ è che le chain diventano sempre più inefficienti; dall’altro lato, per lavorare titoli sopra i 50$ ci vogliono capitalizzazioni di una certa importanza, diciamo oltre i 100k, altrimenti si rischia di esporsi troppo su singolo titolo; i titoli che superano questo filtro sono 562;
- tasso di indebitamento: voglio che le aziende abbiano debiti per un valore non superiore ai propri mezzi; scendiamo a 363 azioni;
- salute finanziaria: deve essere almeno a 4 su 6 sulla scala di valori di SimplyWall; questa scala tiene conto dei debiti, della capacità dell’azienda di ripagarli e di sopportarne gli interessi; guarda all’eventuale riduzione nel tempo del tasso di indebitamento; e guarda al rapporto tra le attività e le passività; rimangono 271 azioni;
- crescita passata: voglio che le mie aziende siano cresciute almeno un po’ negli ultimi cinque anni (punteggio di almeno 2 su 6); siamo scesi a 178 azioni;
- crescita attesa futura: voglio che le prospettive di crescita per i prossimi tre anni siano almeno moderate (anche qui, punteggio di almeno 2 su 6; vi ricordo che non sto cercando cavalli da corsa, ma aziende che non rischino di crollare da un momento all’altro); restano 35 aziende;
- ultimo, ma non meno importante: voglio che le mie aziende siano almeno un minimo sottovalutate rispetto a quello che potrebbe essere il loro vero valore; siamo rimasti con 31 aziende.
Interessante notare come nonostante i criteri di filtraggio non siano davvero stringenti le azioni potenzialmente valide siano rimaste circa una ogni quaranta, rispetto alla lista originaria!
Qui sotto, la cattura della schermata dello screener.
Come investire in azioni: ultimi passi
Mancano tre passi, ora per giungere ad un portafoglio ragionato di azioni:
- indagine settoriale sulle aziende che hanno superato tutti i filtri, per verificare che non si corra il rischio di esporsi troppo su pochi settori;
- verifiche “discrezionali” sulle singole aziende rimaste: ci possono essere fattori di rischio che sfuggono alle maglie di una rete automatizzata di screening?
- scelta dell’operatività: vogliamo procedere all’acquisto diretto delle singole azioni rimaste in piedi dopo il processo di selezione? O vogliamo adottare strategie in opzioni, come ad esempio la vendita allo scoperto di put, finalizzata all’acquisto di quelle azioni solo nel caso scendano sotto determinate soglie di prezzo?
Nei prossimi tempi passerò in rassegna le azioni che hanno superato i miei filtri, e se ci saranno occasioni interessanti proporrò qualche strategia operativa.